Manni editori, Lecce 2000

copertina di Efrem Barrotta / digitopittura di Luigi Negro

Prima raccolta poetica, scritta tra la fortunata tournée di "Fuoco Centrale" del Teatro Valdoca e le peregrinazioni in via del Pratello a Bologna, con Rimbaud sotto braccio. Testi che raccontano paure, innamoramenti, la scoperta di un mondo nuovo e perturbante, l'altro da sé e il sé che finisce nelle cose di tutti i giorni, spiaccicato sui sampietrini di una realtà sempre pronta a trasfigurarsi. Il titolo del libro cita un passo di "Così parlò Zarathustra" di Friedrich Nietsche, l'anello è inteso come il ricongiungimento con se stesso.

Fondamentali per questa prima prova poetica gli incontri e le scoperte di una poesia militante, in fuga dalle forme preconfezionate e paludate: Mariangela Gualtieri, Roberto Roversi e Gilberto Centi sono le stelle sotto cui nasce questo libro.

Prodotto grazie al contributo di Bologna 2000 / Capitale Europea della Cultura.

"Martines rompe disgrega ricompone, ma non spezza, sopra o intorno, la pagina dei suoi segni elaborati; al contrario, soffia la violenza, meglio, il piacere un po' ebbro di una violenza partecipata, dentro alle parole -così, comunemente schierate. Dentro alle sue parole. Quasi a comporre, lavorandole sul fuoco, sulla fiamma, non fragili figurazioni vetrose ma resistenti all'usura." {dall'introduzione di Roberto Roversi}

"C'è una lingua buttata via, fotografata nel suo quotidiano di pensiero spazzatura e poi un impennarsi in uno spintone di nostalgia, di calci di sfondamento / a ripetizione Dio / per fare una ferita / nel buio del cielo. Una lingua con hamburger e cioccolato." {dalla postfazione di Mariangela Gualtieri}